Lucio Parenzan biografia

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Lucio Parenzan la biografiaL’Introduzione del libro “Tell me your secret” Lucio Parenzan e i suoi ragazzi scritto da Francesco Roncalli

Il 19 Giugno 1988 si apriva a Bergamo il I Congresso Mondiale di Cardiochirurgia Pediatrica.
Era il Gotha mondiale di quella branca disciplinare a riunirsi, confrontarsi, discutere.
Perché a Bergamo?
Un primo Convegno Mondiale di Cardiologia Pediatrica si era tenuto nel 1980 a Londra, un secondo nel 1985 a New York. Che cosa accreditava Bergamo quale sede di un’assise che, pur ponendosi esplicitamente in quella scia – terza “tra cotanto senno” – era la prima a puntare lo sguardo sul trattamento chirurgico delle patologie cardiache congenite?
Molti dei convenuti saranno poi chiamati – e accorreranno – a far parte del corpo docente che si avvicenderà nell’insegnamento all’International Heart School “J.W. Kirklin”, inaugurata a Bergamo nel Novembre del 1993 e destinata a offrire a giovani cardiologi, cardiochirurghi e cardio-anestesisti dei Paesi in via di sviluppo di tutto il mondo corsi di aggiornamento – ambitissimi come vedremo – sia teorici sia pratici.
Dell’uno e dell’altro evento diremo, e molti altri se ne aggiungeranno. Qui torniamo alla domanda iniziale: perché a Bergamo?
Intendiamoci. Splendida città, come e forse più di molte della provincia italiana più di lei celebrate per esserlo; economicamente robusta come invece, purtroppo, non molte altre lo sono. Tuttavia, sappiamo che né l’uno né l’altro talento sono immuni dal rischio dell’autocontemplazione inerte o della “terza opzione” evangelica: il seppellimento. Anzi, molto spesso, a proteggere il gradevole tepore della qualità della vita di provincia è proprio una spessa coltre di compiacimento immobile e autoreferenziale.
In grandi centri metropolitani stupirebbe l’assenza di unità di ricerca o strutture di servizio di respiro e rango almeno nazionali: logica, logistica ed economia d’esercizio ve li vorrebbero concentrati e sviluppati.
In città più piccole è il contrario a far scattare la domanda: com’è potuto succedere?
Com’è successo, in particolare, che a Bergamo, dove nell’Ospedale Maggiore, dignitosissima istituzione fondata nel 1930, ancora nel 1963 non esisteva un Reparto di Chirurgia Pediatrica (per non dire della specializzazione cardiochirurgica rivolta alla prima infanzia) e poi, istituito e avviato, rimase a lungo il più piccolo dell’intero ospedale, sia nato e cresciuto un Centro di indiscusso prestigio internazionale, in grado di richiamare i massimi esperti del settore e dal quale si sono rilanciati verso tutta l’Italia – e non solo – uomini e saperi d’avanguardia?
Sappiamo anche che nulla si realizza, in nessun campo, senza la convergenza – meditata o anche soltanto fortunata – di consensi entusiastici, comprensione illuminata, sostegni concreti: e tuttavia, ancora una volta, al principio di tutto, chi è stato?
Posta in questi termini, la domanda presuppone già una prima risposta: che vi sia stato un “chi” e non un “che cosa” o, quantomeno, un “chi” prima di un “che cosa”, vale a dire un’azione personale prima che un concorso di fattori. È lecito dunque chiedersi (per una volta!): “Cherchez l’homme”? È quanto si sarebbe tentati di fare, sulla falsariga – quasi un genere letterario a sé – delle “biografie di uomini illustri”.
L’impresa si rivela presto riduttiva nello scopo e, fortunatamente, di fatto impossibile. Perché l’uomo in questione, all’origine di tutto, c’è, ma ben nascosto perfino a se stesso, chiuso all’interno del bozzolo che lui stesso ha filato. Nascosto non certo da falsa modestia, ma, al contrario, come intrappolato da una naturale, impetuosa (e impietosa) attitudine a coinvolgere tutto e tutti: colleghi del mondo intero spremuti come limoni nelle loro più specifiche conoscenze e più recenti esperienze, collaboratori stimolati e messi alla frusta perché indispensabili a una crescita che deve essere condivisa e corale; e ancora, burocrazie a soqquadro e burocrati alla disperazione, istituzioni e regole sfidate e modellate a viva forza…
Il risultato è un viluppo inestricabile di eventi e uomini – maestri e colleghi, collaboratori e allievi – che ormai si è esteso da Bergamo all’intero territorio nazionale, piantandovi nuove radici e moltiplicando i frutti.
Viluppo inestricabile, si è detto: e dunque faremmo violenza alla sua verità sia se ne estraessimo con intenti celebrativi la figura e la parte del protagonista, sia se negassimo l’evidenza facendo come se un protagonista non vi fosse stato. Diciamo allora che se il profilo umano e il cammino professionale di Lucio Parenzan offriranno al nostro racconto la griglia insostituibile e ne suggeriranno sviluppi e passaggi, lo scopo del nostro sforzo rimarrà tuttavia l’esatto opposto di una celebrazione: cavargli di bocca un segreto che a lui stesso, troppo interno alla vicenda, sfugge, analizzarne in vitro la formula per consegnarla, se e in quanto ripetibile, a chi non soltanto a Bergamo e non soltanto in Italia sarà chiamato a continuarne l’opera e mantenerne vitali idee e creature.
Una violenza alla verità, tuttavia, dobbiamo farla ed è bene confessarla subito. L’esigenza di capire e far capire ci costringe a districare quel viluppo, a disarticolare in temi e capitoli un’esperienza in cui tutto è invece compresente fin dall’inizio, in un fluire e accavallarsi di fatti e progetti in cui l’oggi non si limita a precedere il domani: lo anticipa e, spesso, già lo contiene. Al lettore l’invito a ricomporre questo disordine.
Non è pretesa del profano narratore confezionare una risposta alla domanda da cui siamo partiti, quanto piuttosto raccogliere e offrire al lettore elementi utili alla sua personale risposta: e nell’accingersi all’opera, il loro raccoglitore confida che la propria confessa parzialità non tolga eloquenza ai fatti ma, al contrario, sappia tenerli ben ancorati a quel terreno di coltura – nutrito di umanissimi affetti – che li ha determinati, e staccati dal quale né sarebbero comprensibili né avrebbero speranza di sopravvivere.

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Categoria: Blog

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